NEGRIERI 2.0

Pirati e NEGRIERI hanno prosperato in epoche quasi contemporanee. I Pirati solcarono i mari in un’ epoca che va approssimativamente dal 1500 al 1700, i NEGRIERI dal 1600  al 1800 circa.
I Pirati sono scomparsi, tranne qualche rara eccezione al largo delle coste Somale o in qualche sperduta località asiatica. I NEGRIERI invece, si sono soltanto mimetizzati, cambiando nome e metodi di cattura e trasporto. La Pirateria sui mari aveva perso la sua ragion d’essere giacché il Mercato Globalizzato necessitava di reti di trasporto sicure e mai avrebbe accettato il rischio di perdere le merci per mano di corsari indipendenti battenti bandiera nera. Piuttosto avrenbe assoldato orde di mercenari per inabissarli insieme alle loro imbarcazioni corsare. Oggi il Mercato comanda, il Mercato dispone ed ha assunto il ruolo di nuovo idolo pagano a cui tutti debbono inchinarsi.  Nessuno sopravvive se ostacola i suoi interessi e il libero commercio. Anche gli Stati, una volta Sovrani, si inchinano alle leggi del Mercato, figuriamoci che prospettive potrebbero avere dei poveri Corsari su barche di ventura facilmente individuabili dai moderni satelliti, dovunque volessero nascondersi. Non avrebbero alcuna speranza e infatti sono saggiamente scomparsi. I NEGRIERI, cambiando solo volto e nome, sono sopravvissuti e diventati, con un moderno neologismo semantico, NEGRIERI 2.0. La ragione che stava alla radice della loro esistenza, a differenza dei Pirati, non è affatto venuta a mancare anzi si è per molti versi rafforzata. Agli albori del colonialismo infatti, quando ebbe inizio la loro storia, l’Europa tutta e le Americhe avevano un bisogno impellente, quello di reperire tanta manodopera a basso costo per alimentare un’economia in rapidissima crescita.
C’era un grande bisogno di schiavi!
Questo bisogno, col passare dei secoli, non è affatto venuto a mancare. Lo schiavismo, dal punto di vista legislativo, è stato abolito ma le masse di lavoratori sottopagati e retribuiti con stipendi da fame e costretti a vivere in condizioni aberranti hanno tranquillamente continuato ad esistere. Solo non si chiamano più schiavi, sono Schiavi 2.0. Per molti anni gli Schiavi 2.0 sono stati confinati in paesi lontani, spesso ex colonie divenute stati autonomi ma di fatto rimaste economicamente soggiogate e depredate delle loro risorse e della loro manodopera. La Globalizzazione è stato un affare colossale per le Élite imprenditoriali e Finanziarie ma le economie occidentali, nell’economia globalizzata, sono state terremotate perdendo fatalmente competitività. La Globalizzazione, se per anni ha garantito enormi guadagni alle imprese occidentali che delocalizzavano la propria produzione, ha altresì consentito la crescita incontrollata dei Paesi produttori a basso costo, leggi Cina in particolare. A questo punto per mantenere in vita l’economia occidentale bisognava tornare competitivi riducendo drasticamente  i redditi dei lavoratori per reggere la concorrenza con i paesi che una volta fornivano solo manodopera a basso costo e oggi invadono i mercati con i loro prodotti. Come riuscire però a ridurre il costo della manodopera in Paesi con un marcato del lavoro evoluto e salvaguardato? Sono state usate due leve. La prima, mantenere un livello di disoccupazione sufficientemente alto da contenere l’aumento fisiologico delle retribuzioni. La seconda, favorire l’afflusso di manodopera a bassissimo costo da mettere in concorrenza con i lavoratori del posto. E’ qui che entrano in scena i NEGRIERI 2.0. Dalle coste africane o dal Sud America, partono quotidianamente centinaia di disperati pronti a tutto pur di raggiungere il ricco Occidente, sia esso l’Europa o il Nord America. Preventivamente, fin dagli anni del vecchio colonialismo, i paesi d’origine dei migranti, Africa, Sud America, Asia sono stati ridotti scientemente alla fame depredando le loro ricchezze e facendoli governare da classi politiche corrotte e colluse, spesso usando le armi e la Dittatura ove la corruzione avesse fallito.  Le migrazioni forzate non abbisognano più di orde di farabutti che catturano e deportano i futuri schiavi ma sono la miseria e la fame, insieme all’assenza di prospettive che procura i nuovi schiavi, volontari e pronti a partire. I NEGRIERI 2.0 devono limitarsi a provvedere al trasporto. Che differenza c’è tra la tratta degli schiavi di una volta e l’emigrazione forzata dalla miseria di oggi, miseria attentamente voluta e pianificata? Cambiano i mezzi ma tra una stiva di un veliero di legno, incatenati e maltrattati e l’essere imbarcati in un gommone precario, abbandonato in alto mare, c’è poi tanta differenza? Con i moderni sistemi di controllo satellitare e radar sarebbe possibile intercettare un barchino dopo pochi metri di navigazione ma stranamente non lo si fa. Non si presidiano le acque territoriali ma lo si lascia fare alle Organizzazioni Non Governative i cui membri, in buona fede e con ottimi scopi cercano solo di aiutare, perseguono un ideale di solidarietà e di umanità. Per i loro finanziatori invece il discorso cambia trattandosi spesso di soggetti per niente sensibili alle tragedie umane quanto invece protagonisti e artefici dello sfruttamento e della miseria alla radice delle migrazioni. La tratta degli schiavi serve oggi come allora e i NEGRIERI 2.0, che usano scafisti e simili come manovalanza, sono oggi manager, funzionari e impiegati in giacca e cravatta. Il Mercato ha assoluto bisogno di questo lavoro e qualcuno deve pur farlo!

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