“Il frate domenicano Tommaso Caccini Il 21 dicembre 1614 si levava dal pulpito di Santa Maria Novella a Firenze, lanciando contro certi matematici moderni e in particolare contro Galileo Galilei, matematico e filosofo del Granduca Cosimo II de’ Medici, l’accusa di contraddire le Sacre Scritture con le loro concezioni astronomiche ispirate alle teorie eliocentriche copernicane”.
Queste le prime righe della tesi di laurea della futura medievista, dottoressa in Storia Medioevale, Luisa Triani della Scuola Normale Superiore di Pisa. Il professore leggeva in silenzio senza tradire il profondo sconforto e l’irritazione per quelle parole. Inutilmente aveva tentato di dissuadere la studentessa dallo scegliere proprio quell’argomento per la tesi di laurea.
La Triani si era rivelata cocciuta, irritante e presuntuosa al netto del suo indiscutibile talento nelle materie di studio. Alla Normale di Pisa il talento era indispensabile ma si sarebbe fatto volentieri a meno di quei particolari aspetti caratteriali della ragazza. Galileo Galilei, nato a Pisa, di cui perfino la prestigiosa Università portava il nome, era inevitabilmente fonte d’ispirazione per chi dovesse scegliere l’argomento della tesi di laurea in storia medioevale. E nessuna obiezione, più o meno fondata, del suo docente era riuscita a dissuadere la Triani dallo sviscerare le vicende che avevano quasi portato al rogo il genio pisano.
La tensione tra i due era palpabile. Per tutto il corso di laurea la ragazza era stata la pupilla del professor Baccini che ne aveva spesso tessuto le lodi e apprezzato la brillante intelligenza, le spiccate doti di analisi e di sintesi e le non comuni capacità espositive. Ma la tesi di laurea aveva innescato un incomprensibile attrito tra i due che perdurava nonostante mancassero pochi giorni alla discussione della tesi di laurea e alla fine del loro rapporto discente/docente. Il silenzio fu spezzato dalle parole della ragazza, impaziente di sfoggiare il risultato delle tante ore passate negli archivi a sfogliare vecchi documenti polverosi e ingialliti dal tempo.
- Professor Baccini è mezzora che continua a leggere la prima pagina della tesi, non ha niente da dire?
- Si tratta di un ottimo lavoro, ben fatto, completo, approfondito e ottimamente scritto. Ha proprio bisogno di sentirselo dire?
- No, ma vorrei che lei finalmente fosse sincero riguardo l’argomento della mia tesi.
- Cerchi prima di essere lei sincera! Sta’ morendo dalla voglia di sbattermi in faccia le sue scoperte e la vera ragione per cui Lei ha voluto a tutti i costi questa tesi.
La ragazza rimase in silenzio e un velo di tristezza attraversò per un momento il suo volto.
- Mi perdoni professore. Quando l’ha capito?
- Da subito ma mi è bastato leggere le prime righe del suo lavoro per averne la conferma! La prima figura che ha citato è stata quella del Caccini, il mio sventurato antenato!
- Mi rendo conto solo adesso di quanto sia stata crudele nei suoi confronti ma non ho saputo resistere all’entusiasmo della scoperta. Le devo le mie scuse ma perché lei, professor Baccini, voleva a tutti i costi nascondere la sua discendenza da Frà Caccini? Che colpe ha lei se ad accusare Galileo di eresia e ad esporlo al giudizio del Santo Uffizio è stato il suo antenato?
Il professore restò per qualche attimo in silenzio soppesando le parole fino a sfoderare un inaspettato sorriso di perdono e riappacificazione verso la giovane, colpevole solo di essere giovane e brillante, doti di cui non doveva vergognarsi affatto. Inaspettatamente passò a darle del tu, cosa che non faceva mai con gli studenti, e ad usare il vernacolo toscano, come meglio si confaceva a una discussione tra un pisano e una fiorentina
- Un fa la bischera adesso! Se la mi famiglia ha dovuto finanche cambià nome per colpa dell’antenato tu adesso nun t’immagini perché?
- L’Inquisizione? Siete stati presi di mira perché Frà Caccini aiutava l’inquisizione a scovare e condannare gli eretici.
- Hai detto poco? Per anni i Caccini sò stati le spie! Caccini, a Pisa e Firenze, era sinonimo di spia! Il nonno del mi nonno ha quasi ammazzato uno perché un voleva più in sposa la su figliola dopo aver scoperto che era figlia di un Caccini!
- Ma mica era un Inquisitore! Non li mandava lui a morte gli eretici.
- E magari lo fosse stato l’Inquisitore! In quel caso portare il sù nome sarebbe andato benissimo!
- Questa ‘un l’ho mica capita professore.
- Adesso ti tocca una lezione di storia medioevale e pure contemporanea, La mì ultima credo, per te.
- Son tutta orecchie professor “Caccini”.
- T’ho detto di un fà la Bischera!
La redarguì bonariamente il professore sorridendo e continuando l’atipica lezione appena iniziata:
- L’Inquisitore l’è sempre stato una figura autorevole! I componenti del Santo Uffizio, dal Vicario ai commissari, ai probiviri e agli ufficiali subalterni e financo ai guardiani della prigione, erano stimati e prestigiosi funzionari che facevano solo il loro mestiere. Un crederai fossero tutti sadici torturatori che si divertivano a sevizià prima di mandà al rogo?
- Di certo ‘un si sottraevano a codeste pratiche professore.
- La repressione dell’eresia, quello era il loro compito e quello facevano. Un lavoro prestigioso e autorevole e l’inquisitore era una persona temuta e rispettata da tutti, lo è sempre stato e lo è ancora oggi.
- Professore le comunico che l’Inquisizione è stata chiusa da tempo, Le è forse sfuggito? La sua è una provocazione bella e buona vero?
- Da me me le dio e da me me le ‘ntendo! E chi vuole capire capisca. Te tu sei ‘onvinta che Lo Santo Uffizio oggi ‘un ci sia più. Chi è più bischero io o tu?
- Oh via Professore la dica tutta!
- Lo Santo Uffizio oggi ‘un tortura, ‘un incarcera e ‘un manda al rogo ma combatte l’eresia più e meglio de pria!
- Ma se manco il Papa pensa più all’eretici? La religione e le questioni di fede interessano ormai solo preti e monache.
- E chi ha parlato di religione ragazza mia. L’eresia è la negazione di alcuni dogmi o verità di fede, ma non attiene solo alla religione ma a tutto quello che oggi viene considerato sacro.
- ‘O cosa c’è di sacro che non puzzi d’incenso? Son qui che pendo dalle su’ labbra mio buon maestro.
- Oggi sò diventati sacri argomenti che con l’incenso nulla hanno a che spartire. Per lo Santo Uffizio solo la morte era irreversibile e oggi ‘un t’hanno forse detto che di irreversibile oltre alla morte ce sta pure l’Euro, una Moneta, una roba fatta dall’omini e manco più da Dio? O che la terra nostra, l’Italia tutta intiera, per dogma di fede, da sola un ci può più stà e che senza L’Europa ci s’andrebbe a schaintà?
- Mò l’ho capita, lei ritiene sia stato fatto diventare sacro tutto quello che non deve essere messo in discussione e non deve essere cambiato. Dogma ed Eresia avranno anche cambiato faccia e nome ma l’Inquisizione quella davvero nun c’è più, è sparita!
Il professore rideva divertito e contemporaneamente faceva segno di no con il dito della mano destra.
- Macché scomparsa, è viva e vegeta e sempre presente. Te tu ‘un la guardi mai la Tv? Son tutti i giorni li: l’inquisitore, il sù vicario, li probiviri e persino i carcerieri, pronti a processà e torturà chiunque diverge dal pensiero unico e a condannare l’eretico, colpevole, sopra ogni cosa, di avere un pensiero libero, la vera grande eresia da sradicare.
- E chi sarebbero sti signori e dove? Che io, sangue di torturati, mi pare di ‘un averlo mai visto.
- Si camuffano, da conduttori di talk show, da giornalisti, politici, intellettuali, tutti autorevoli e ubbidienti, pronti a reprimere l’eresia appena si manifesta. Non già perché ci credono, oggi come allora, ma perché è il loro lavoro, gli arreca vantaggio personale, di carriera, di danaro, di successo e null’altro gl’importa, ne ideali, ne sentimento, ne morale.
- Perché tant’astio allora per Frà Caccini e non per questi, gli inquisitori, i difensori del dogma, che del giudizio ne fanno arma?
- Perché il Caccini l’è una spia, un infame traditore mentre quell’altri lo fanno pè mestiere, alla luce del sole; son quello che sono!
- Adesso mi tocca riscrivere tutta la tesi per far contento lei che vede Inquisitori in ogni dove. Dovrò raccontare che l’Inquisizione oggi ha assunto il volto di giornalisti e intellettuali, politici e conduttori, sacerdoti intransigenti e ottusi dei nuovi dogmi, predicati dai Media a reti unificate.
- Ma stai a scherzà? Vuoi che il processo lo vengano a fare a me? Al tu maestro? Queste cose te le ho dette perché te tu c’hai una bella testa e le puoi capì e un giorno forse ti serviranno. Adesso però devi pensà a laurearti e poi, chi più boschi gira, più lupi trova e vedrai con la tu testa quanti ne troverai!
- Lei è un grande professore non la dimenticherò tanto presto.
- O falla finita, sai che ti dico? Tra pisciare e scotere s’è fatto tardi.
- Ma la sua ultima, indimenticabile lezione la prendo come un auspicio e uno strumento per analizzare sotto una nuova luce tutto quello che succede intorno.
- Stai attenta però piccina mia e ‘un fa la bischera, perché questi so argomenti perigliosi assai e il peggio la’ da venì, come disse vello che ingoiò una roncola e la ricao per il manio.