Sottovalutare l’avversario è il principale errore da evitare in ogni genere di contesa. Pensare di avere la vittoria in pugno per avere vinto alcune battaglie, discrimina il valoroso combattente dal grande stratega che, alla lunga, trionfa sempre. Un eccezionale risultato elettorale, lungi dall’essere una vittoria definitiva, può invece diventare l’inizio di una devastante sconfitta. I parlamentari 5S, galvanizzati dal successo ottenuto alle elezioni politiche del 2018, animati da ottime intenzioni e grande entusiasmo, hanno fronteggiato gli avversari politici credendo si trattasse del nemico senza rendersi conto di avere di fronte solo uomini di facciata (Berlusconi, Renzi, Letta, Monti, Gentiloni ecc.), armi di “distrazione” di massa, pedine sacrificabili e all’occorrenza facilmente rimpiazzabili. Il vero nemico intanto lavorava nell’ombra, li ha osservati, studiati e ne ha anticipato le mosse, perseguendo i suoi obiettivi con scientifica precisione. Il M5S, nato come movimento di protesta, cresciuto sui temi dell’ecologia, delle energie rinnovabili, dell’acqua pubblica, della lotta alla casta, è stato utile per coagulare un dissenso crescente, conseguente alla crisi economica e politica, incombente da anni sul Paese, e difficilmente governabile nei modi tradizionali. La crescita del Movimento non ha suscitato particolari preoccupazioni finché si è limitata a questi temi, del tutto innocui per le Élite. La svolta si è avuta quando si sono aggiunte critiche, anche se timide e a volte sconclusionate, agli assetti macroeconomici italiani ed europei; è solo in quel frangente che il M5S ha destato preoccupazione. Al Governo in Italia poteva andarci chiunque, anche i 5S, purché non mettesse in discussione gli assetti macroeconomici e geopolitici sanciti con i Trattati europei e la Moneta Unica. Lo sa bene Tremonti e in modo forse meno consapevole il Cavaliere di Arcore che, dopo anni di quieta permanenza alla redini del paese, tentò nel 2011 di dire di no alle richieste di Bruxelles per il salvataggio delle banche tedesche e francesi in crisi per avere concesso crediti eccessivi alla Grecia; nel giro di sole due settimane dovettero traslocare e lasciare il posto a un super commissario di provata fede neoliberista ed europeista, il novello senatore a vita Mario Monti. Per i 5S, oggettivamente meno ricattabili, la strategia usata con il Cavaliere non sarebbe stata efficace e si doveva ricorrere a metodi più raffinati. L’exploit alle elezioni politiche e la scelta di andare al Governo in coabitazione con i vecchi partiti hanno offerto l’occasione per spingerli lentamente nel baratro. La regola dei due mandati, introdotta per salvaguardare la purezza del Movimento, politicamente si è dimostrata il loro tallone d’Achille, un utile grimaldello per scardinare il pacchetto di mischia stellato e spingerlo all’autodistruzione. La caducità della loro vita parlamentare, infatti, unita alla necessità di affrontare scelte dirimenti, legate a chiare e impegnative promesse elettorali, li hanno destabilizzati. Per paura, inesperienza, supponenza e disorientamento hanno abbandonato la strada della lotta dura e radicale e i temi che mettevano in discussione gli assetti macroeconomici e geopolitici, imboccando la strada del compromesso. Di compromessi vive la politica, ne costituiscono anzi la vera essenza se sono frutto di una strategia, sono studiati e meditati, ma diventano un problema se invece sono imposti e subiti per la debolezza di una compagine parlamentare con appiccicata la data di scadenza. Gli elettori più politicizzati, quelli provenienti dagli schieramenti tradizionali di destra e sinistra, attirati inizialmente da idee finalmente nuove anche su tematiche macroeconomiche o sociali: Euro, Europa, disoccupazione, precariato, lotta alle diseguaglianze, migrazioni, fatalmente hanno iniziato a ritornare sui propri passi. Gli altri elettori, quelli più idealisti e meno politicizzati, lo zoccolo duro del Movimento, i frequentatori dei Meet-up e dei banchetti, animati dai temi ecologici, della solidarietà e della lotta alla casta, quelli se li mangeranno le “Sardine” che non sono mica nate per caso! Basta vedere il tempo che passano in televisione e lo spazio che hanno avuto sui giornali. Lo svuotamento del M5S è stato attentamente pianificato! E non certo da Salvini, Renzi o Berlusconi. Indipendentemente dall’alleato di Governo sono stati costretti a cedere sul TAP, sul TAV, su Ilva e soprattutto sulle regole di bilancio e i condizionamenti economici legati ai diktat di Bruxelles. Infine sono stati costretti ad andare al governo con l’odiato PD, il partito maggiormente responsabile delle scelte economiche e politiche che hanno portato l’Italia al disastri economico in cui è precipitata negli ultimi trent’anni. Anni di politiche economiche folli, improntate al più ottuso neo-liberismo, con un bilancio anemico, basato sull’austerità, come lo vuole e l’ha imposto Bruxelles che impediscono di fatto qualsiasi misura volta a risolvere davvero i problemi che attanagliano l’Italia. Usa, Inghilterra, Giappone e tanti altri, guarda caso dotati di una propria Moneta, per uscire dalla crisi del 2008 hanno fatto deficit a due cifre e oggi stanno meglio di prima. Il Movimento è apparso quindi come il medico a cui il Popolo si è appellato per disperazione ma che, esattamente come i suoi predecessori, ha continuato a curare la dermatite a un paziente malato di cancro. E’ vero, si è approvato il Reddito di Cittadinanza ma, in ossequio a Bruxelles, destinandogli risorse così esigue da risultare quasi irrilevante. L’attivazione di un Programma di Lavoro Garantito, in un contesto di alta disoccupazione e carenza cronica di risorse nel pubblico impiego, per la cura del dissesto idrogeologico, dei beni artistici e culturali, forse sarebbe stato un tantino più efficace sia economicamente che politicamente, azzerando critiche, anomalie e intoppi del Reddito di Cittadinanza. L’istituzione di una Moneta Fiscale o di una moneta parallela, più volte sollecitata dentro e fuori il Movimento, sarebbe stata una scelta dirompente e funzionale a curare i veri mali del Paese, ovvero la cronica mancanza di risorse per la ripresa economica tramite investimenti pubblici importanti. Cosa dire poi della battaglia, aimé vinta, per il taglio dei parlamentari? Se già i Deputati e Senatori 5S combattevano con una mano legata dietro la schiena, a causa del limite dei due mandati, con quest’ultima decisione, demagogica e “tafazziana”, si sono legati anche l’altra mano. Lega e PD ringraziano, mentre i manovratori, dentro e fuori l’Italia, si compiacciono dell’indiscussa abilità nel centrare i propri obiettivi. Oggi è arrivato il Covid, la Pandemia e in prospettiva una epocale crisi economica. Le uniche armi messe a disposizione dell’Europa sono prestiti onerosi e addirittura il Mes, lo stesso che nel programma originale dei 5 S doveva addirittura essere cancellato. Su questa trincea si combatterà (forse) l’ultima battaglia dei 5S. Una battaglia da affrontare ancora una volta con le mani legate dietro la schiena, sicuri che una presa di posizione chiara, intransigente, coraggiosa e responsabile a favore del Popolo Italiano e della Patria comporterebbe inevitabilmente una crisi di Governo e la perdita irrimediabile della poltrona per la maggior parte dei parlamentari eletti, molti alla seconda legislatura e tutti consapevoli, dai sondaggi, che la metà almeno di loro sarà spazzata via dal voto popolare. Nel frattempo nessuno al momento ostacola il cammino verso ulteriori cessioni di Sovranità e di “grecizzazione” dell’Italia. Se il M5S, come mi auguro, vuole continuare a combattere ed evitare di scomparire, deve seriamente mettere in discussione le sue scelte e le strategie politiche e programmatiche degli ultimi due anni. Più tarda a farlo e più velocemente diminuiranno le possibilità di sopravvivere a questa travagliata stagione politica. A riveder le stelle, speriamo!