Nessuno svizzero si organizza in cellule dormienti pronte a sferrare attacchi terroristici sul proprio territorio o su quello di altri Stati. Mi riferisco a uno svizzero perché è lo stereotipo del cittadino benestante in una Nazione modello, dove i servizi pubblici sono efficienti, la sanità è eccellente, le scuole ottime, i trasporti eccezionali. Quale cittadino svizzero si sognerebbe mai di intraprendere una carriera terroristica? Pensate forse che un bambino musulmano, sia esso palestinese, siriano, saudita o egiziano se adottato da una famiglia svizzera possa mai dedicarsi in età adulta ad attività terroristiche? Sospettate che possa essere infettato da un virus che si attivi improvvisamente trasformandolo in un pericoloso Jihadista? Siete per caso convinti che certe etnie siano portatrici di un fattore genetico che le spinga ad aderire a ideologie fanatiche ed estremiste fino al punto di ritenere sensato immolare la propria vita per uccidere civili inermi?
In Svizzera non succede nulla del genere ne succederebbe altrove se il benessere, i diritti civili e sociali fossero garantiti per tutti? Un’ovvietà? Peccato che questo modello, un tempo in rapida espansione, sia oggi passato di moda. Persino nei paesi occidentali più ricchi: Francia Germania, Inghilterra, Italia abbiamo lasciato che prendesse piede un altro modello di sviluppo economico che accentua invece le disuguaglianze sociali e non garantisce il benessere economico a tutti i suoi cittadini. Ci appare normale che lo Stato Italiano, ma anche quello Francese o Inglese non sia in grado di dare lavoro e benessere ai cittadini sul proprio territorio. Così come appare normale che nei ricchi paesi europei ci siano tassi di disoccupazione a due cifre e che lo Stato sia inerme e non riesca più a garantire un reddito ai suoi cittadini. La mancanza di benessere, le disuguaglianze sociali, il degrado culturale, è il terreno di cultura di mostri che abbracciano ideologie estremiste e ci si rivoltano contro. Essi quasi mai sono, come pure ci si potrebbe aspettare, i padri o i fratelli di quelle migliaia di morti vittime dei bombardamenti e delle guerre civili nei paesi dove più forti sono state le interferenze per la salvaguardia dei nostri interessi economici e coloniali. Gli attentati più recenti sono figli del malessere e dell’emarginazione sociale, economica e culturale che vive e prospera nel ricco occidente. Sono la dimostrazione del fallimento del nostro modello di sviluppo sociale ed economico che giustifica la povertà , la disuguaglianza, la disoccupazione e assolve uno Stato incapace di sostenere efficacemente lo sviluppo economico. In Italia, in Francia, in Spagna, in Germania abbiamo ceduto sempre maggiori fette di potere politico all’Europa e non siamo più in grado di legiferare per salvaguardare l’economia nazionale. In Italia, in Francia, in Spagna, in Germania abbiamo rinunciato alla sovranità monetaria privando lo Stato dello strumento principe per sostenere la propria economia con investimenti pubblici a deficit, come era invece avvenuto dal dopoguerra ad oggi. Nel frattempo gli interessi economici occidentali inducono i Governi a far prosperare i conflitti necessari per sfruttare le ingenti risorse naturali dei paesi più poveri. Il terrorismo è una naturale conseguenza di tutto questo. I padroni del vapore difficilmente prendono una metropolitana affollata o frequentano il lungomare di Nizza. Non temono di essere colpiti da questa escalation di terrore, prevedevano che sarebbe successo e ne sfruttano le conseguenze. Un cittadino terrorizzato ha timore di viaggiare, di volare, di vivere liberamente e persino di uscire di casa e la sua paura lo predispone a rinunciare ai suoi diritti, a giustificare la repressione e la limitazione delle libertà costituzionali e a diventare un suddito ubbidiente. Un cittadino senza lavoro ne prospettive vive in solitudine la sua condizione e a volte sceglie di farla finita. Qualcuno, in un impeto di disperazione, ha addirittura scelto di darsi fuoco; cosa c’è di più radicale di questo? Sui giornali compare un articolo di poche righe in sesta pagina e a volte la notizia non arriva neppure sui TG nazionali.? C’è bisogno di un predicatore fanatico per convincere un uomo disperato a compiere un gesto estremo e a dare un senso, per quanto folle, alla propria frustrazione? Perché a uno svizzero non succede. Uno svizzero è tranquillo, ha un lavoro sicuro, ha tempo e voglia di informarsi e riflettere per essere un cittadino partecipe e consapevole. Perché mai dovrebbe desiderare di darsi fuoco o in alternativa farsi esplodere in un affollato centro commerciale? E perché mai dovrebbe farlo un musulmano, in Francia, se vivesse in un quartiere normale e non in un ghetto per emigrati di prima e seconda generazione, avesse un buon lavoro, una bella casa, i suoi figli frequentassero ottime scuole, con ottime prospettive per il futuro?
Invece siamo testimoni ogni giorno della mancata integrazione e del degrado economico, sociale e culturale in cui versano le nostre periferie e che oggi accomuna la condizione degli immigrati a quella di tanti emarginati che hanno perso tutto a causa della crisi economica. Lo Stato non ha le risorse, non può spendere e investire per sostenere l’economia e deve al contrario applicare politiche di austerity che cancellano servizi, diritti e benessere per i propri cittadini. Noi europei dovremmo interrogarci non tanto sulla escalation del terrorismo ma sul perché gli Stati non siano più in grado di investire, di spendere la propria moneta e di garantire ai cittadini immigrati e non un’esistenza dignitosa e serena.