IL LATO B DEL “PATTO DEL NAZARENO”

 

Patto nazarenoDi Leonardo Mazzei

Secondo alcuni l’asse Renzi-Berlusconi ha semplicemente un’origine massonica. Una tesi sulla quale scommetterebbero ad occhi chiusi diversi amici fiorentini. Avrebbe dunque ragione Piero Pelù, che ha definito il capo del governo come un «boy scout della P2». Un boy scout tutelato dal Sommo Sacerdote dell’«accordo del Nazareno», quel gran signore di Denis Verdini.

Ora, noi non siamo complottisti. Siamo però attenti ai fatti politici, ed essi bastano ed avanzano per dimostrare due cose. La prima è che le grandi decisioni politiche vengono ormai prese non solo fuori dalle istituzioni, ma anche al di fuori dei partiti. La seconda è che il governo attuale si regge non tanto sulla maggioranza ufficiale, quanto piuttosto su quella informale Pd-Forza Italia, o più esattamente ancora su un patto privato tra i leader di questi due partiti.

Ovviamente non stiamo svelando alcun segreto. Stiamo solo proponendo alcune riflessioni politiche. Tutti sanno che se Renzi è ancora al suo posto lo si deve solo al voto dei forzaitalioti in Commissione Affari costituzionali del Senato. Un voto che ha fatto passare il testo base del governo, dopo che la stessa commissione lo aveva di fatto bocciato approvando un ordine del giorno a favore del Senato elettivo.

Ora tutto è bloccato. Il governo si è salvato per il rotto della cuffia. Il «ripensamento» dei berluscones sarebbe avvenuto dopo una telefonata tra il Berlusconi ai servizi sociali e ilberluschino attualmente a Palazzo Chigi. Ma il salvataggio è solo momentaneo, ed il calendario delle (contro)riforme è stato modificato. Renzi, che voleva un voto sul Senato non elettivo prima del fatidico 25 maggio, ha ora spostato l’appuntamento al 10 giugno. Ma alcuni esponenti di spicco del governo dicono chiaramente che è meglio non fissare scadenze…

Il «rottamatore» ha già perso smalto ed ha messo la pancetta. Non che si fermi, sia chiaro, nella sua foga distruttrice di ogni diritto. Questo no, ci mancherebbe, e l’altro ieri ha posto la sua ottava fiducia in meno di tre mesi per far passare l’ulteriore precarizzazione del lavoro che è al centro del suo programma.

E’ chiaro, però, che i consensi raccolti grazie al corale concorso dei media – un appoggio talmente sfrontato nel suo unanimismo da alimentare i peggiori sospetti – cominciano ormai a declinare. Come avevamo previsto la luna di miele si è rivelata assai più breve di quella su cui potevano contare i governi di un tempo. Se il berluschino corre, la crisi galoppa. E le buffonate del «cambiaverso» hanno sì un certo successo, ma non durano a lungo.

Che così sarebbero andate le cose non lo abbiamo mai dubitato. L’interrogativo riguarda semmai il risultato elettorale del 25 maggio. Come impatterà l’evidente impasse attuale sul voto? Questo non lo sappiamo, ma è ben significativo che, giunti a questo snodo, sia arrivato il decisivo soccorso berlusconiano.

Al rischio di perdere una parte dei propri già declinanti consensi, il truffatore fiscale ha deciso di salvare il truffatore politico che lo insidia nella corsa all’assegnazione del Pinocchio d’oro 2014. Perché lo ha fatto? La risposta più semplice è quella che rimanda ad un banale baratto tra la vita del governo ed il salvacondotto a vita che tanto gli sta a cuore. Non è difficile immaginare che nel mitico «patto del Nazareno», sempre in bocca alla Boschi come se si trattasse delle Tavole della legge, un codicillo sia riservato a garantire una serena vecchiaia al farabutto. Ma solo di questo si tratta?

Avanziamo un’altra ipotesi. Non sarà che quel patto prevede oltre ad un piano A anche un piano B? E ancora, non sarà che a dispetto del gioco delle parti – il Berlusconi anti-Merkel, il Renzi che vuol cambiare l’Europa – quell’accordo è davvero l’ultima frontiera del blocco eurista? E non sarà proprio per questo che il blocco dominante applaude ed il peggior presidente della repubblica di sempre benedice?

Quale fosse il piano A è fin troppo evidente: ricostruire coercitivamente un bipolarismo andato a rotoli, grazie alla super-truffa di un legge elettorale congegnata a quello scopo. Un bipolarismo in cui sarebbe ripreso il gioco dell’alternanza tra destra e centrosinistra, ridando così fiato alle forze che hanno portato il Paese nel disastro in cui si trova. Il tutto abbellito dalla propaganda rottamatrice e giovanilista e dalla vendita di qualche auto blu su e-bay.

Funzionerà questo piano? Piaccia o meno, un primo responso verrà dal voto del 25 maggio. E non è improbabile che quel responso costringa Renzi e Berlusconi a correre ai ripari con il piano B, il lato più oscuro ed incoffessabile del patto propiziato da Verdini.

E’ infatti piuttosto probabile che dalle urne giunga quantomeno una conferma della forza elettorale del M5S, il cui smantellamento era lo scopo principale del Super-Porcellum congegnato a gennaio. Se così sarà, e chi scrive se lo augura vivamente, i piani del segretario del Pd subiranno un brusco arresto, quantomeno per quel che riguarda le riforme costituzionali (Senato incluso) e la legge elettorale. Sarebbe una vittoria inconfutabile dell’opposizione al governo Renzi, che come abbiamo già visto è in realtà un governo Renzi-Berlusconi, al di là di quel che può pensare il coniglio Alfano.

Chiaro che a quel punto la coppia di scassinatori della Costituzione non si fermerebbe, e passerebbe appunto al piano B: un nuovo governo di larghe intese, questa volta non transitorio come quello presieduto da Letta, ma basato su un accordo politico più ampio. Una «soluzione» che a quel punto verrebbe richiesta a gran voce, magari turandosi il naso, da tutti i fondamentalisti dell’euro al di qua ed al di là delle Alpi.

E’ uno scenario fantapolitico? Vedremo. Di certo l’eventuale lato B del patto del Nazareno non dovrebbe spaventare. I due compagni di merende costituirebbero in quel modo una maggioranza numericamente più solida, ma di sicuro politicamente più fragile.

In tutti i casi, dato che ogni giorno ha la sua pena, ora l’obiettivo è quello di impedire che Renzi possa cantare vittoria il 26 maggio, mandando a gambe all’aria il piano A, quello più pericoloso. Poi lo scontro decisivo, che potrà essere vinto solo con un’autentica sollevazione popolare, dovrà probabilmente affrontare il piano B, quello che vedrà un governo apparentemente più forte in parlamento, ma sicuramente più debole e sgangherato nel paese.

Una rivoluzione democratica potrà vincere solo facendo a pezzi entrambi i lati del vecchio bipolarismo. Il fatto che per tentare di salvarsi essi siano pronti a mettersi insieme, renderà per certi aspetti più facile la loro disarticolazione. A patto che un fronte democratico ed anti-eurista si costituisca alla svelta, avendo chiari nemici ed obiettivi.

Fonte http://sollevazione.blogspot.it/

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