Il momento era finalmente giunto! Si inaugurava la Mostra del Cinema di Roma del 2033 con la proiezione del film “il trionfo della Volontà”. La Mostra era l’evento centrale nell’ambito delle celebrazioni per il decimo anniversario della fondazione dell’U.F.E., Unione Federale Europea, di cui il Cantone Italiano si pregiava di far parte.
Il lungometraggio celebrava l’ordinamento sociale, economico e politico sorto all’indomani della GCE, la Grande Crisi Economica, scoppiata in Europa e nel Mondo tra il 2008 e il 2020. Recuperando la migliore tradizione del cinema Neorealista Italiano il film aveva come protagonisti persone comuni, prese dalla strada, con le loro storie di sofferenza, sacrificio e riscatto. La trama del film narrava come, dopo decenni di sacrifici, rinunce, sofferenze il Popolo stesse gradualmente ritrovando la felicità e il benessere. I sacrifici compiuti erano stati alla fine premiati grazie alle riforme portate a termine in quegli anni: Precarizzazione generalizzata del mercato del lavoro, Privatizzazioni di tutti i settori strategici (Sanità, Energia, Acqua, Autostrade, Telefoni), Austerità con stretto contenimento della spesa dello Stato e conseguente drastica riduzione del Debito Pubblico.
L’obiettivo, grazie ai sacrifici fatti dai cittadini in quegli anni, era stato raggiunto e oggi il Governo poteva vantare il pieno rispetto dei sacri indicatori di bilancio.
Il Debito Pubblico, cresciuto enormemente nella seconda meta del secolo appena trascorso, in particolare negli anni dal 1945 al 1992, era ormai da anni sotto controllo. L’inflazione era stata praticamente azzerata e lo spread sui titoli di Sato ridotto ai minimi termini. Certo rinunciare al riscaldamento nelle case era stato un sacrificio difficile da accettare ma i risultati raggiunti mostravano quanto fosse giusta la direzione che il Governo in quegli anni avesse imposto alla popolazione.
La fine della proiezione fu salutata da un coro unanime di applausi che testimoniavano, anche grazie alle riprese registrate del pubblico presente, il sostegno del Popolo alla politica dura ma giusta del Governo. Solo al termine degli applausi una voce fuori campo, richiamò l’attenzione del pubblico per dare un annuncio inatteso. Il Ministro degli Interni comparve sullo schermo ed inizio a parlare. Quello che disse turbò non poco gli astanti perché il Ministro comunicò agli spettatori, con garbo e ferma cortesia, che uscendo dal Cinema non sarebbero rientrati nelle rispettive abitazioni ma accompagnati in dormitori comuni che da quel momento in poi sarebbero diventati la loro dimora.
Le loro case infatti erano state requisite.
Il Governo le aveva confiscate quale contributo indispensabile a completare il risanamento del bilancio statale con il raggiungimento del pareggio di bilancio già introdotto anni prima in Costituzione e mai realmente conseguito. Anni addietro, ai tempi dello Stato Democratico, l’Italia, Nazione ancora autonoma, aveva vissuto al di sopra delle sue possibilità e una classe politica irresponsabile aveva speso a piene mani la sua Lira, la Moneta di Stato a quei tempi, per consentire al Popolo di comprare immobili, macchine, vestiti e gioielli, infischiandosene del crescente indebitamento del Paese.
Proprio in quel periodo le Aziende private, finanziate generosamente con denaro pubblico, lucravano enormi guadagni dalla vendita dei loro prodotti prevalentemente sul territorio nazionale e addirittura ai loro stessi operai, infischiandosene di competere sui lucrosi mercati globalizzati.
L’Italia a quel tempo era diventata la quinta potenza Industriale del Mondo ma si trattava di un risultato truccato. Pur essendo il livello di benessere dei cittadini mediamente il più alto del mondo, i conti pubblici non erano a posto: l’Inflazione era alta, il debito pubblico cresceva continuamente e la lira era svalutata rispetto alle principali valute straniere.
Tutti avevano una casa e un lavoro ma nelle algide stanze della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro scrupolosi funzionari vivevano giorni terribili vedendo i sacri indicatori economici fuori controllo!
Oggi, a distanza di qualche decennio, in quella buia sala cinematografica, i cittadini erano costretti ancora una volta ad aprire gli occhi e farsi carico dei guasti provocati delle generazioni dei loro padri e nonni. Il Governo della nuova Italia, diventata ormai un cantone della grande Nazione Europea, con provvedimenti duri ma necessari, ancora una volta mostrava la via giusta da percorrere. Lo Stato doveva essere gestito come una famiglia o una grande Azienda dove Genitori/Manager, severi ma responsabili, non spendevano mai più di quanto guadagnavano operando giudiziosamente sempre in regime di pareggio di bilancio e salvaguardando così le future generazioni.
I Padri fondatori del nuovo ordine Europeo, con spiccata e geniale lungimiranza, avevano istituito, agli albori della GCE, la Grande Crisi Economica di inizio secolo, la Moneta Unica Europea. Avevano saggiamente deciso di abbandonare la Lira, valuta di cui lo Stato Italiano era l’unico proprietario, scongiurando per sempre la tentazione di ricadere nel vizio di spenderla in modo indiscriminato per sostenere l’economia del Paese. Sullo schermo comparvero i volti di quegli eroi lungimiranti: Prodi, Ciampi, Padoa-Schioppa, Amato, Napolitano, Monti, Draghi le cui icone venivano già da tempo venerate negli atri di tutte le Banche del Paese. Le immagini sullo schermo iniziarono poi a mostrare, in un crescendo drammatico, le file interminabili di popolo che si accalcava all’ingresso delle mense per i poveri, in strade ormai liberate dal traffico di macchine inquinanti che nessuno poteva più permettersi e su cui sfrecciavano, veloci e solitarie, poche fuoriserie e qualche autobus sovraccarico di passeggeri. Una voce narrante fuoricampo infine invitava i cittadini a non abbattersi perché i sacrifici di quegli anni, pur avendo causato un tasso di disoccupazione che sfiorava il 50% e l’impossibilità di avere il riscaldamento in casa, aveva portato i frutti sperati e si vedeva all’orizzonte la luce in fondo al tunnel. Con le recenti privatizzazioni di Venezia, degli Uffizi a Firenze e del Campo dei Miracoli a Pisa e in ultimo con la requisizione delle loro abitazioni, presto l’economia sarebbe tornata a crescere spalancando a tutti un futuro radioso. Nel frattempo il dovere dei cittadini restava quello di continuare a lavorare le solite dodici ore al giorno, sabato e domenica compresi, di essere flessibili e polivalenti, fedeli alla dottrina dei Padri Fondatori. Il Governo avrebbe provveduto ad accudirli e a non far mancare il suo provvidenziale sostegno per garantire il loro benessere non appena le condizioni economiche lo avessero permesso.
In chiusura sullo schermo scorrevano le immagini di un’immensa piazza piena di lavoratori festanti, circondata da militari in alta uniforme antisommossa, con i luccicanti fucili ben in vista mentre alte si udivano, spontanee e gioiose, le grida di giubilo della folla all’indirizzo del palco dove avevano preso posto le autorità tra cui spiccava il Premier Italiano Adolf Von Shubert.