“Lettere dalla Kirghisia”, un libro di Silvano Agosti, racconta di un Paese immaginario, la Kirghisia, descrivendolo come il paese della felicità, il Paese ideale dove vivere in cui, grazie a una serie di riforme radicali, è drasticamente cambiato il tenore e lo stile di vita dei cittadini.
In Kirghisia, in ogni settore, pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno a pieno stipendio e le rimanenti 20 o 21 sono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili.
In Kirghisia la produttività si è triplicata perché sembra che una persona felice sia più produttiva di una frustrata e scontenta.
In Kirghisia la possibilità di dedicare gran parte della giornata alla vita ha fatto si che i rapporti tra padri e figli, moglie e marito, colleghi di lavoro e vicini di casa fossero radicalmente modificati e migliorati. In Kirghisia dopo pochi anni dall’attuazione di queste riforme il consumo di droghe, alcool, sigarette si è drasticamente ridotto e i farmaci restano in gran parte invenduti. In Kirghisia esistono due organizzazioni governative, una si occupa della gestione quotidiana della cosa pubblica, l’altra si dedica esclusivamente al miglioramento delle strutture. In Kirghisia ad ogni cittadino che raggiunge la maggiore età viene attribuita un’abitazione. In Kirghisia i bambini dai cinque ai sedici anni non frequentano la scuola ma giocano tutto il giorno insieme ai loro coetanei sorvegliati da alcuni adulti che rispondono alle loro domande, non studiano ma imparano. In Kirghisia chi ha voglia di fare l’amore mette un fiore azzurro sul petto in modo da facilitare il corteggiamento.
La Kirghisia è il paese dell’utopia?
Evidentemente si ma chi di noi non vorrebbe viverci?
Leonardo da Vinci progettava macchine per volare, Marconi immaginava di comunicare con l’altra parte del mondo senza fili, Edison di illuminare la notte con un filamento incandescente.
Quelle che per noi, oggi, sono realtà consolidate e quasi ovvie solo pochi decenni fa erano solo utopie e anche piuttosto bizzarre. I progressi della scienza e della tecnica hanno reso reale tutto questo. Si accende la luce o si parla tra Roma e New York e si va finanche sulla luna solo perché la scienza ha reso possibile tutto ciò e la tecnologia ha raggiunto un livello tale da riuscire a costruire aerei, satelliti e centrali elettriche.
Di conseguenza la domanda di fronte all’utopia della Kirghisia deve essere questa: quale scienza e quale tecnologia sono necessarie per realizzare il sogno della Kirghisia? Sono già state scoperte e non utilizzate o devono ancora essere inventate?
Per rispondere a questo è necessario prima rispondere a un’altra domanda:
Quali caratteristiche deve avere uno Stato per adottare un simile ordinamento sociale, ovvero tre ore di lavoro al giorno, casa garantita per tutti, servizi per la persona garantiti, istruzione gratuita e libera e cosi via?
La volontà politica di realizzare riforme così radicali e finanche l’accordo di tutti i cittadini non basterebbero se lo Stato non possedesse uno strumento fondamentale di governo cioè una ricchezza illimitata.
Il risparmio sulle spese militari, sui costi della politica, sugli stipendi pubblici e via discorrendo sarebbero utili, assolutamente etici ma non sufficienti a garantire nella pratica l’attuazione duratura di riforme tanto rivoluzionarie. La scoperta scientifica che consentirebbe di realizzare una tale utopia dovrebbe necessariamente postulare l’esistenza di uno Stato che abbia il sostegno dei cittadini, il pieno controllo delle sue leggi e disponga di una tecnologia tale fornire allo Stato una ricchezza illimitata.
Mentre mi crogiolavo immaginando quanto sarebbe stato bello potere vivere in Kirghisia mi sono reso conto, con mio grande stupore, che la scoperta scientifica necessaria a realizzarla esiste già. La conosciamo tutti, si chiama Democrazia e la tecnologia per realizzarla, lo strumento che dona allo Stato un potere e una ricchezza illimitati è la Moneta Sovrana. La Moneta Sovrana è quella svincolata dai depositi aurei ( succede dal 1971, dall’abolizione dello Standard aureo)) ed è quella di cui lo Stato è l’unico proprietario, l’unico che la può emettere e che ha valore solo perché lo Stato la accetta in pagamento delle tasse.
La Democrazia fino ad ora l’abbiamo sperimentata solo in parte e mai spingendoci fino a dispiegare tutte le sue potenzialità. Proprio quelle che caratterizzano la Kirghisia di Agosti: un mondo senza paura, dove lo Stato provvede ai bisogni di tutti, i forti e i deboli, senza sprechi, senza accumuli di ricchezze e sperequazioni, dove i poteri criminali si infrangono in un oceano di benessere diffuso di cui tutti sono partecipi. Uno Stato con la sua Moneta che abbia sviluppato, grazie ad essa, le infrastrutture sufficienti per soddisfare tutti i bisogni primari, alimentari e di sostentamento è uno Stato inevitabilmente Democratico. Questa scoperta, la scoperta della Democrazia e dei mezzi economici per realizzarla, è rivoluzionaria al pari di quella fuoco per l’uomo delle caverne. Proprio per questo viene avversata dalle Élite economiche e finanziarie sovranazionali, con rinnovato impegno e ingente dispiego di risorse, scatenando i “draghi” per scongiurare il pericolo di perdere l’immenso potere di cui, da sempre, sono abituate a godere. Tra i padri della Democrazia, colui che ha codificato l’utilizzo della tecnologia Monetaria per sviluppare e attuare la Democrazia, è doveroso citare il mai abbastanza compianto John Maynard Keynes.
Seguendo la sua dottrina chiunque può trovare le coordinate per raggiungere la Kirghisia, un posto dove la Costituzione non ha bisogno di essere scritta perché consta di un solo articolo che tutti sono in grado di ricordare a memoria:
“Al centro di ogni iniziativa, l’attenzione dello Stato e dei cittadini va innanzitutto al benessere e allo sviluppo dell’essere umano”.
Vi invito a leggere anche: La Favola del Principe e della Moneta un libro che spiega in modo allegorico, ironico e a volte comico la Crisi economica, perché non è destinata a finire ma ad aggravarsi e il ruolo svolto dai trattati europei e dall’Euro.