Smettiamola di prenderci in giro, quello di oggi è il primo Governo monocolore che vede la luce dai tempi della DC, sostenuto cioè da un unico partito monolitico e unito. Ma come accade ormai di sovente di questi tempi ai cittadini bisogna raccontare che si tratta di un’altra cosa. Del resto in questi anni ci siamo abituati a sentire spacciare addirittura la guerra come missione di pace; siamo allenati!
Con l’avvento al soglio governativo del giovanotto di Firenze si compie finalmente la fusione ideologica e fisica tra gli ideali sostenuti dalla destra padronale di stampo berlusconiano e la destra finanziaria, affaristica e cooperativa, di stampo democratico. l’Urgenza di venire al mondo del Governo Renzi e la sua sostanziale ragion d’essere risiede primariamente nel cambio di maggioranza politica che lo sostiene. I commentatori ‘mainstream’ raccontano che nulla dal punto di vista politico sia cambiato, che il Governo continua a essere sostenuto dalla stessa maggioranza di prima, solo con più donne e più giovani, ma questo non ci deve ingannare. Le manovre di annullamento ed emarginazione delle frange estreme dei due maggiori schieramenti politici, Lega da una parte e Sinistre varie dall’altra, si sono praticamente concluse ed entrambi sono al fine confluiti allegramente in un pastone “indifferenziato” – l’aggettivo non è casuale. Poi c’è Renzi che, come Monti prima di lui e Letta, promette risanamento, risoluzione dei problemi e riforme. Quindi nulla di nuovo sotto il sole. Ma in guerra gli avversari non vanno sottovalutati. La defenestrazione violenta di un Nipote tanto potente, solo perché nulla cambi, non starebbe in piedi se dietro non ci fosse un disegno ben preciso. Se si è deciso di procedere con tanta spregiudicatezza, urtando personaggi tanto fedeli quanto influenti, lo si è fatto per motivazioni forti e stringenti, per obiettivi precisi e non differibili, oltre che ovviamente indicibili al popolo di sudditi. Questo Governo affonda le radici in quel lontano incontro del 2010 ad Arcore, ove l’allora Sindaco di Firenze si recò allegramente, nella casa del peggior nemico del suo partito, nonché plurindagato e leggermente chiacchierato. Quale politico al mondo l’avrebbe mai fatto se non fosse stato sicuro che la stampa e i suoi elettori, che sarebbe meglio chiamare tifosi, l’avrebbero gli uni coperto e gli altri perdonato?
Renzi, più di chiunque altro, incarna il modello berlusconiano, arrogante, spregiudicato, ilare, ridanciano e terribilmente vuoto e ambizioso. Sarebbe stato il delfino perfetto per il Cavaliere, un gigante rispetto al senza-quid Alfano. Il primo a saperlo era proprio Berlusconi e lo stesso Renzi, ovviamente, e con questa consapevolezza si sono mossi, tenendosi d’occhio, facendosi ammiccamenti, dandosi consigli e sostegno. Berlusconi infatti rinasce con Renzi e Renzi trova la sua ragion d’essere politica nel sostegno inconfessabile dello schieramento avversario; un sostegno addirittura più convinto di quello del suo stesso partito. Il PD lo segue per dovere e perché sempre veleggia sull’orlo del baratro elettorale, meno monolitico, meno disciplinato come invece il granitico PDL, dotatosi per tempo di un padrone unico. Alfano è un’emanazione insignificante, riassorbibile in ogni momento. Forza Italia, certo, resta all’opposizione, altrimenti gli elettori potrebbero storcere il naso e scoprire, alcuni, di non essere abbastanza tifosi, ma di fatto sarà il vero partito di maggioranza, insieme a quello del Premier e appoggerà alcune azioni del Governo, quelle veramente importanti per certi ambienti Italiani ed Europei. Gli attori di questa sceneggiata, perché di attori si tratta, come lo sono stati in questi anni Monti e Letta, mai di registi, ne trarranno incommensurabili vantaggi a livello personale, come è sempre successo per i maggiordomi del potere negli ultimi vent’anni. C’è da dire che Renzi non ha fatto tutto da solo. Se lui è certamente la punta avanzata di una metamorfosi kafkiana del fu partito Comunista, si è mosso in buona compagnia. La seduzione del potere, i soldi, gli affari, la finanza e le banche hanno operato in modo mostruoso nel corpo di quello che una volta è stato il partito dei lavoratori, trasfigurandolo in maniera radicale. Peccato per gli Italiani, educati in questi anni ad essere tifosi e non cittadini. Essi continueranno a sostenere e votare i loro carnefici e nella migliore delle ipotesi saranno così disgustati dal fare la mossa più comoda per il potere, restare a casa e non andare a votare. Gli esempi della Basilicata e della Sardegna sono davanti agli occhi di tutti.
Invece di mandarli tutti a casa, a casa ci restano loro, almeno fintanto che continueranno ad averne una.